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All’Annunziata arriva il MamiVoice

MamiVoiceNon c’è nulla di più sacro al cuore di ogni bimbo come la voce della mamma. Il primo che un bambino impara a distinguere e che ritroverà al momento della nascita.  E, nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’Annunziata diretta dal dott. Gianfranco Scarpelli, è entrato in funzione il MamiVoice – finora in uso solo in alcuni ospedali italiani – donato da un gruppo di mamme. Un apparecchio ideato e brevettato dall’architetto bresciano Alfredo Bigogno, che ne ha illustrato le caratteristiche.

«Grazie a un amplificatore che non crea campi magnetici significativi collegato a una batteria. C’è la voce dalla mamma che viene registrata su chiavetta usb – spiega l’architetto – il sistema manda degli impulsi a un vibro traduttore appoggiato all’incubatrice che e crea una vibrazione e, l’incubatrice vibrando, produce un’onda sonora. Da fuori non si sente, ma da dentro l’incubatrice sì e così il bimbo ascolta la voce della madre – aggiunge».

«Il MamiVoice è uno strumento dedicato all’umanizzazione delle cure del reparto» dichiara il direttore di Neonatologia, Gianfranco Scarpelli. E in questo periodo particolare in cui abbiamo difficoltà per alcune mamme di poter essere presenti costantemente e vicine ai loro figli, questo strumento ci ha permesso di registrare la loro voce e farla ascoltare ai neonati. Si è visto chiaramente che il suono riprodotto dall’apparecchio, che viene impiegato nel corso della giornata, riduce lo stress per il neonato durante le manovre cliniche a cui viene sottoposto, ed ha un effetto estremamente positivo»

“Dopo essere stato per nove mesi in vera simbiosi con la propria madre, il bambino, al momento della nascita, subisce un distacco netto e radicale – dichiara la dott.ssa Michela Peta. Questo distacco diventa drammatico per i bambini nati prematuri che, prima degli altri, si vedono privati dell’ambiente e della situazione accogliente e confortevole a cui erano abituati. Diventa quindi terapeutico, per il bimbo, poter ascoltare la voce materna mentre vive la sua nuova condizione fuori dall’utero, in un ambiente saturo di rumori e suoni non naturali e fondamentale per assicurare un adeguato sviluppo neuro comportamentale».

Il dispositivo MamiVoice, in una prima fase, è stato utilizzato in maniera sperimentale nell’ambito del progetto di ricerca “Sviluppo delle cure Palliative e della Terapia del Dolore in età pediatrica”, dimostrandosi efficace nel coadiuvare la saturazione sensoriale ed in generale nel contenere la percezione del dolore nel corso di procedure dolorose in assenza della madre. Un effetto secondario, ma non meno importante aggiunge la dottoressa Peta «è stato rilevato anche sulle madri che si sono sentite più vicine e più utili per i loro bambini».

«Stare accanto al proprio bimbo seppur distanti è importante per una madre. È un’emozione indescrivibile». È il racconto di una mamma che ha sperimentato il Mami Voice all’ospedale Annunziata di Cosenza. «Nessun bimbo dovrebbe vivere il distacco dai genitori e grazie a questo strumento abbiamo ottenuto risultati. Mio figlio si sentiva tranquillo ascoltando la mia voce».

Non avendo la possibilità di trascorrere tutto il tempo con i propri figli, il dispositivo consente di non far mancare l’affetto necessario.

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