martedì, Novembre 5, 2024
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Covid19 a scuola: quando alcuni genitori peggiorano la situazione

Il Covid, inutile negarlo, spaventa. Ma, anche la mancanza di buon senso, fa paura. Seppur abbiamo imparato a conoscerlo, a contrastarlo a cercare di evitarlo e a tentare di limitare la sua pericolosità “sociale”, su questa “pestilenza” del XXI secolo scopriamo sempre qualcosa di nuovo. Che, non ha a che fare con la sua forza, il suo identikit, le sue cause, la sua provenienza, la sua durata e così via ma, con gli atteggiamenti di molte persone che, per un’infinità di strani motivi, hanno deciso di “allearsi” con il Covid, come insospettabili complici. A scuola, a casa, nei luoghi di lavoro, per strada, nei condomini, negli ascensori, sui marciapiedi, su e giù per le scale. Gli “insospettabili”, sono fra di noi. Come si diceva nelle puntate dei “Visitors”.

La situazione più difficile è quella che riguarda le scuole

Da chi si rifiuta di mandare i figli a scuola a chi nega la pericolosità del virus. Mentre la maggior parte dei genitori si mostra equilibrata e collaborativa, anche nelle scuole calabresi ci sono i relativisti del Covid 19. Non hanno vita facile i dirigenti scolastici durante questa seconda ondata Covid 19 che ormai ha lasciato aperta solo la scuola dell’obbligo. Tra chiusure a macchia di leopardo, intere classi in isolamento, comunicazioni lente e tracciamenti saltati, i dirigenti scolastici dividono con i sindaci la pesante responsabilità delle chiusure. In questa drammatica situazione emergenziale, ci si mette anche qualche genitore che “non si fida del sistema” e mette in croce il povero dirigente di turno, gli insegnanti o il rappresentante di classe con singolari prese di posizione che ahinoi ricalcano purtroppo consolidati “modelli” di “contestazione” alle normali prassi di contenimento del Covid 19.

L’inventario, come capita di ascoltare confidenzialmente dai dirigenti scolastici del territorio o dagli insegnanti è purtroppo ampio e variegato. Si parte con le mamme che si rifiutano di seguire le regole dettate solo dal buonsenso: “Il bambino è mio e lo gestisco io”, tanto per parafrasare vecchi slogan.

Poi ci sono i “minimizzatori”, quelli che in fondo “è tipo un’influenza” e pretendono che il sistema scolastico si adegui alla loro percezione: scuole aperte, mascherine “a discrezione” e via, che tanto ha avuto la “maniboccapiedi”, ci vogliamo far spaventare dal Covid 19? Che poi, che farà mai ai  bimbi ‘sto Coronavirus?

E poi, non potevano certo mancare i “relativisti”, che spesso si riconoscono dal sopracciglio alzato e il sorrisetto intelligente (credono loro) a mezza bocca. Sono quelli che “non sono negazionista ma”, che ci tengono a far capire al prossimo che a loro non la si dà certo a bere. Quelli che il virus, se proprio dobbiamo accettarne l’esistenza, “è stato creato da case farmaceutiche che hanno già il vaccino ma aspettano che la situazione si aggravi per venderlo a più caro prezzo”.

A questi si aggiungono i “libertari” che sostengono che tutta l’emergenza sia una “scusa” per scatenare la famosa “dittatura sanitaria”.

Per non parlare poi delle invasate alla ricerca dell’untore e del colpevole. Non sia mai in classe dei loro figli ci sia uno “sventurato” positivo, apriti cielo!

Insomma, il vasto universo che siamo abituati a vedere sui social si riproduce in piccolo anche tra qualche genitore delle province calabresi: “La maggior parte dei genitori è collaborativa ed equilibrata – confida qualche dirigente scolastico tra una chiusura plesso e una corsa alla sanificazione – ma quando ci capitano queste situazioni assurde, in un momento delicato come questo, diventa difficile mantenere la calma”. E, anche la pazienza vacilla.

E come dargli torto?

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