venerdì, Ottobre 11, 2024
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Reggio Calabria, ‘Ndrangheta negli appalti della sanità: 17 misure cautelari (I NOMI)

I Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello S.C.I.C.O., sotto il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia  di Reggio Calabria, dalle prime luci dell’alba, stanno eseguendo numerosi provvedimenti cautelari personali e patrimoniali, con il supporto di altri Reparti del Corpo, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Roma, Livorno, Verona e Milano.

L’attività investigativa svolta ha permesso di accertare che i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie ricadenti nella competenza territoriale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria sono stati affidati ad individuate società, i cui membri, risultati essere “legati” a varie consorterie criminali operanti  nel territorio della Provincia di Reggio Calabria (articolazioni di Reggio Calabria, Locri e Melito di Porto Salvo), mediante un distorto utilizzo del sistema della proroga del rapporto contrattuale, in assenza di alcuna procedura di evidenza pubblica, sono riusciti per anni a proseguire artificiosamente il rapporto con l’ente appaltante.

Dopo innumerevoli proroghe illegittimamente concesse, è indetta una gara per l’affidamento del  servizio che è aggiudicata, stesse società, nel frattempo riunitesi in A.T.I.

FALSE FATTURAZIONI E AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO SEMPRE ALLE STESSE IMPRESE

Indebite dazioni che, lungi dall’esaurirsi con l’aggiudicazione dell’incanto, sono state elargite in maniera continuativa e sistematica al fine di mantenere saldo nel tempo il pactum sceleris con questi siglato.

Per come emerso, il sodalizio investigato, al fine di poter fornire lecita giustificazione agli ammanchi di denaro dalle casse sociali connesse alle indebite elargizioni, era solito fare ricorso a false fatturazioni emesse da imprese compiacenti, con le quali erano sono in essere, altresì, leciti rapporti commerciali.

Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati cristallizzati specifici episodi di corruttela che hanno coinvolto anche il Direttore della Struttura Complessa Gestione Risorse Economico Finanziarie dell’A.S.P. di Reggio Calabria, in capo al quale sono state accertate indebite dazioni di denaro e altre utilità (un costoso Smartphone) da parte di taluni degli imprenditori investigati, in rapporti di reciproci vantaggi, concretizzatisi per questi ultimi in una “corsia preferenziale” per il pagamento delle prestazioni rese.

Il rapporto del citato Direttore con gli indagati era diventato così stretto che gli stessi si sono attivati al fine di consentire a questi di ottenere una proroga nell’incarico di prossima scadenza, il tutto attraverso l’intermediazione di un consigliere della Regione Calabria (attinto da misura cautelare degli arresti domiciliari) – la cui campagna elettorale era stata, tra l’altro, sostenuta da alcuni degli indagati medesimi. L’attività svolta ha altresì permesso di rilevare come le componenti l’ATI abbiano svolto con modalità difformi da quelle previste i servizi straordinari di sanificazione e disinfestazione – affidati dall’ASP a seguito del diffondersi dell’epidemia da nuovo coronavirus – da effettuarsi presso i diversi presidi ospedalieri della Provincia di Reggio Calabria.

Ancora, è stato accertato che gli indagati, in piena crisi pandemica, si appropriavano indebitamente dei dispositivi di protezione individuale anti-COVID19, sottraendoli finanche al personale sanitario impegnato in occasione dell’emergenza nonché si sottoponevano indebitamente alla relativa vaccinazione (prevista, all’epoca dei fatti, solo per individuate categorie). Da ultimo, sono state acclarate condotte estorsive poste in essere da alcuni indagati, i quali pretendevano da individuati dipendenti la restituzione di una quota parte mensile dello stipendio da questi percepito (pari a circa 250 euro, ogni mese).

L’attività in rassegna testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni criminali di matrice ‘ndranghetistica, nonché alle proiezioni ed infiltrazioni mafiose nell’economia legale in genere.

 

I NOMI

In carcere: CHILA’ Domenico cl. ’63, CHILA’ Antonino cl. ’67, LAURO Giovanni cl. ’77, D’ANDREA Antonino cl. ’85, D’ANDREA Mario Carmelo cl.’55, MACHEDA Francesco cl. ’49, CALABRO’ Nicola cl. ’50, COSTARELLA Massimo cl. ’64 e COREA Giuseppe cl. ‘69;

Ai domiciliari: AMBROGIO Filomena cl. ’57, ZACCURI Angelo cl. ’56, DELFINO Lorenzo cl. ’67, PICCOLO Sergio cl. ’77, VALENTE Gianluca cl. ’75, IDA’ Salvatore cl. ’64 e PARIS Nicola cl. ’81;

sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio: GALLETTA Giuseppe Giovanni cl. ’58.

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