«Quando avrete colpito tutti gli avvocati non ci sarà più nessuno a difendervi». Con questa forte provocazione la Camera penale di Cosenza verga uno dei documenti più forti tra quelli sinora diramati.
Le toghe bruzie manifestano la propria vicinanza agli avvocati penalisti Vincenzo Guglielmo Belvedere e Cristian Cristiano dopo la divulgazione mediatica del contenuto di una lettera che un imputato detenuto al 41 bis ha scritto ai giudici del processo Reset e rivolta all’attività difensiva dei legali.
I penalisti cosentini accendono i riflettori sia sull’anomalia della divulgazione di questa lettera poiché «ancora non formalmente acquisita dal Tribunale né di pubblica conoscenza», ma soprattutto sul contenuto dello stesso scritto che ritengono «tanto pericolosamente allusivo quanto mistificatorio e denigratorio» dell’attività dei due avvocati.
I penalisti bruzi, nel documento, rivendicano «la libertà e l’autonomia dell’Avvocatura, libera, indipendente , assoluta protagonista della vera cultura della giurisdizione intesa come tutela delle libertà, unico scudo contro l’orda di inciviltà della giustizia del popolo e non in nome del popolo. Che continua a essere libera -scrivono i penalisti cosentini- nonostante il tentativo di condizionarne autonomia e prerogative difensive come recentemente avvenuto nei confronti degli avvocati Vincenzo Guglielmo Belvedere e Cristian Cristiano».
La Camera penale di Cosenza, si legge testualmente nello stesso comunicato, si pone «al fianco delle toghe dei colleghi Belvedere e Cristiano, della libertà delle scelte difensive hanno fatto missione di vita».
Il documento della Camera penale chiosa con un monito sociale duro, che rivendica il ruolo costituzionale e istituzionale dell’Avvocatura: «se qualcuno ancora pensa di colpire anche un solo Avvocato ricordi che dovrà colpirci tutti per farci indietreggiare. E quando ci avrà colpiti tutti -tuonano le toghe bruzie- ricordi sempre che non ci sarà più nessuno a difenderlo».