La Calabria si trova di fronte a un bivio nel mercato del lavoro, fotografato dal più recente rapporto Istat sugli occupati e disoccupati di maggio 2025. La regione mostra un andamento altalenante, dove ai segnali di ripresa per alcune fasce d’età si contrappongono le difficoltà persistenti per i più giovani e per chi cerca stabilità lavorativa. In un contesto nazionale in cui l’occupazione è cresciuta dello 0,3% e la disoccupazione ha toccato il 6,5%, la Calabria conferma il proprio andamento fragile, segnato da un aumento dei disoccupati e da una riduzione degli inattivi che, pur rappresentando un dato positivo, evidenzia una domanda di lavoro che fatica a trovare risposte concrete.
Segnali positivi tra gli over 50, ma i giovani restano indietro
In Calabria, l’occupazione è cresciuta soprattutto tra gli over 50, in linea con il trend nazionale che segna un +1,2% su base mensile per questa fascia d’età. Al contrario, tra i 15-24enni la situazione si fa preoccupante: il tasso di occupazione cala dello 0,6%, mentre la disoccupazione sale di oltre il 10% rispetto al mese precedente.
Inattività in calo: più calabresi cercano lavoro
Un dato incoraggiante riguarda il calo degli inattivi, ossia coloro che non lavorano e non cercano occupazione. In Calabria la diminuzione rispecchia quella nazionale (-1,4% pari a 172mila unità), segnale che più persone stanno tentando di rientrare nel mercato del lavoro. Tuttavia, l’aumento di chi cerca impiego non trova risposta adeguata nell’offerta lavorativa regionale.
Lavoro stabile in aumento, ma persistono fragilità
Anche se il numero di contratti a tempo indeterminato è in crescita (+0,4% a livello nazionale), in Calabria permane una quota rilevante di occupazione precaria. Il settore dei servizi continua a trainare l’occupazione, mentre industria e agricoltura segnano una lieve flessione.
Una sfida per il futuro
Il quadro tracciato dall’Istat evidenzia per la Calabria un mercato del lavoro in ripresa solo parziale. L’aumento dell’occupazione tra gli adulti non basta a compensare la crisi occupazionale giovanile. Le politiche attive del lavoro dovranno puntare a incentivare l’assunzione dei più giovani e a consolidare le forme contrattuali stabili.